Come il protezionismo sta cambiando le sorti dei Paesi in via di sviluppo

Non crederai mai a come il protezionismo potrebbe influenzare la tua vita e l'economia globale!

Il mondo sta cambiando e, con esso, anche le dinamiche economiche che ci circondano. Non crederai mai a quello che sta succedendo: una nuova ondata di protezionismo, che sembra contraddire i principi di globalizzazione, sta prendendo piede. Ma quali potrebbero essere le conseguenze per i Paesi in via di sviluppo? In questo articolo, esploreremo l’impatto di queste politiche sulle economie emergenti e scopriremo perché la situazione attuale potrebbe rivelarsi più complessa di quanto immaginiamo.

1. Il ritorno del protezionismo: un passo indietro?

Il protezionismo, una pratica economica che prevede l’imposizione di dazi e restrizioni commerciali, sta riemergendo proprio quando le economie globali dovrebbero collaborare. Federico Frattini, docente di Economia dello sviluppo, sottolinea come questo ritorno al protezionismo possa rivelarsi particolarmente dannoso per i Paesi in via di sviluppo. Ma perché è così? Queste nazioni, già vulnerabili, si trovano a dover affrontare un aumento delle difficoltà economiche, mentre i Paesi più ricchi possono contare su una maggiore resilienza e su alternative tecnologiche. Davvero è giusto che i più deboli paghino il prezzo di scelte politiche di questo tipo?

Inoltre, la situazione è aggravata dalla recente politica economica della nuova amministrazione americana, che sembra andare contro gli impegni presi dall’Onu nell’Agenda 2030. In particolare, l’Obiettivo 17 mira a riformare l’architettura finanziaria internazionale per garantire una maggiore voce ai Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, le attuali politiche protezionistiche sembrano allontanare questa possibilità. È questo il futuro che vogliamo?

2. Dazi e competitività: chi paga il prezzo?

In un contesto di crescente protezionismo, è fondamentale chiedersi chi realmente paga il prezzo di queste misure. Secondo Frattini, i dazi imposti dagli Stati Uniti non solo penalizzano i Paesi in via di sviluppo, ma potrebbero anche ridurre la competitività americana nel mercato globale. La risposta ti sorprenderà: Jeffrey Sachs, economista di fama, avverte che questo approccio potrebbe favorire la Cina, la quale, diversificando i suoi scambi commerciali, potrebbe emergere come leader mondiale. Non è inquietante pensare che il protezionismo potrebbe rafforzare avversari economici?

Il ragionamento del protezionismo suggerisce che i dazi possano temporaneamente avvantaggiare le economie più deboli, ma a lungo termine, per gli Stati Uniti, potrebbe rivelarsi controproducente. La chiave per un vero sviluppo economico è la riduzione dei dazi man mano che le capacità interne migliorano. Ma per una nazione già sviluppata come gli USA, tale strategia potrebbe non portare ai risultati desiderati. È davvero sostenibile una politica del genere?

3. L’importanza del WTO nella nuova era economica

In questo scenario complesso, sorge un interrogativo fondamentale: quale ruolo dovrebbero giocare le istituzioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO)? Frattini suggerisce che, sebbene l’Onu possa svolgere un ruolo importante nel monitoraggio della situazione, la WTO è l’unica organizzazione in grado di imporre accordi legalmente vincolanti ai suoi membri. Con la crescente tensione commerciale, l’Unione Europea è già pronta a presentare le sue istanze alla WTO per garantire che le regole del commercio internazionale siano rispettate. Ma il WTO riuscirà a mantenere l’equilibrio necessario?

Il protezionismo, sebbene possa sembrare una soluzione immediata, deve essere gestito in modo ordinato e regolato. Solo così sarà possibile mantenere l’equilibrio e la stabilità nel sistema economico globale. Le politiche che limitano il libero scambio devono essere giustificate e avere una logica temporanea; altrimenti, si rischia di tornare a un caos commerciale che danneggerebbe tutti, specialmente le economie più fragili. Non è ora di pensare a un futuro diverso?

Conclusione: una strada da percorrere con cautela

In definitiva, il ritorno al protezionismo non è solo una questione di dazi e restrizioni commerciali. Rappresenta un cambio di paradigma che potrebbe avere ripercussioni in tutto il mondo. Le economie in via di sviluppo potrebbero soffrire enormemente, mentre i Paesi sviluppati potrebbero trovarsi a dover affrontare una perdita di competitività nel lungo termine. È essenziale che la comunità internazionale lavori insieme per garantire un futuro in cui il libero scambio e la cooperazione prevalgano, evitando di tornare a logiche economiche del passato che hanno già dimostrato di essere fallimentari. Cosa ne pensi? È davvero possibile cambiare rotta?

Scritto da AiAdhubMedia

Convegno a Milano: opportunità imperdibili per il tuo business

Fondazione EOA: il futuro della filantropia sostenibile