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La recente posizione del Consiglio dell’Unione Europea potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel modo in cui le aziende affrontano la sostenibilità. Non crederai mai a quanto queste nuove regole possano alleggerire il carico burocratico! Soprattutto per le piccole imprese, si tratta di un cambiamento che potrebbe davvero fare la differenza. Sei curioso di scoprire i dettagli che potrebbero trasformare il tuo approccio alla sostenibilità? Continua a leggere!
1. Una riforma che riduce la burocrazia
Il Consiglio dell’UE ha finalmente adottato una posizione negoziale che semplifica le norme relative alla rendicontazione della sostenibilità e alla due diligence. Questo cambiamento è stato accolto con entusiasmo, poiché mira a ridurre gli oneri di conformità per le aziende più piccole, lasciando le responsabilità più pesanti alle grandi realtà. Ma come si è arrivati a questo? Il Consiglio ha deciso di modificare la Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e la Direttiva sul dovere di diligenza (CSDDD), alzando le soglie per l’applicazione di queste norme.
Inizialmente, la Commissione Europea aveva già innalzato la soglia della CSRD da 250 a 1.000 dipendenti, ma ora il Consiglio ha ulteriormente alzato questa soglia includendo un fatturato netto di 450 milioni di euro. Questo significa che circa l’80% delle imprese verrà escluso dall’ambito di rendicontazione! Un bel sollievo, vero? Meno stress burocratico per molte piccole e medie imprese che ora possono concentrarsi su ciò che sanno fare meglio: innovare e crescere.
2. Impatti significativi sulle aziende più grandi
Ma chi subirà realmente le conseguenze di queste nuove norme? Solo le aziende con almeno 5.000 dipendenti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro saranno tenute a rispettare le regole di due diligence. Questo approccio è stato studiato per garantire che solo le aziende più influenti sulle loro catene di fornitura debbano seguire procedure rigorose. La dichiarazione del Consiglio sottolinea che queste imprese sono le più attrezzate a gestire i costi legati alla due diligence.
Inoltre, il Consiglio ha deciso di ribaltare il precedente approccio basato su entità, adottando un modello basato sul rischio. Cosa significa tutto ciò? Semplicemente che le aziende dovranno limitare la loro due diligence principalmente ai partner diretti, a meno che non emergano prove di rischi più profondi. Questo approccio semplificato potrebbe rendere più facile per le aziende navigare nelle complessità della sostenibilità senza essere sopraffatte da una mappatura eccessivamente dettagliata delle loro catene di fornitura.
3. Un futuro da costruire: cosa aspettarsi
Un altro aspetto sorprendente di queste nuove normative è l’introduzione di una clausola di revisione. Questa clausola prevede una valutazione futura per capire se le informazioni sulla sostenibilità siano realmente utili per attrarre investimenti privati e migliorare la competitività. Inoltre, si sta considerando un regime di segnalazione semplificato, che potrebbe aprire la strada a ulteriori revisioni delle norme.
Le aziende dovranno anche adattarsi a piani di transizione climatica meno vincolanti. Non saranno più obbligate a dimostrare l’attuazione delle loro strategie, ma dovranno solo delineare le azioni da intraprendere. Questo cambiamento, insieme all’estensione del termine di recepimento al 26 luglio 2028, offre un margine di manovra maggiore per adattarsi alle nuove regole.
Infine, la decisione di mantenere la discrezionalità degli Stati membri riguardo alla responsabilità civile potrebbe significare che le aziende dovranno affrontare un panorama normativo variegato a seconda del Paese in cui operano. Con tutte queste modifiche in atto, il panorama normativo dell’UE sulla sostenibilità è destinato a cambiare in modo significativo, con l’obiettivo di alleggerire la pressione sulle piccole imprese senza compromettere gli obiettivi fondamentali di sostenibilità per le grandi aziende.