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Una minaccia mascherata da tecnologia verde
Il progetto di stoccaggio di CO₂ a Prinos, in Grecia, si presenta come un’iniziativa ecologica, ma in realtà cela una pericolosa truffa aziendale. I colossi dell’energia e il governo ci vogliono far credere che seppellire CO₂ nel sottosuolo sia la chiave per affrontare la crisi climatica. Tuttavia, questa soluzione si rivela essere una mera illusione che perpetua la nostra dipendenza dai combustibili fossili, mettendo a rischio le comunità e gli ecosistemi.
Implicazioni del progetto di Prinos
Il progetto di Prinos sostiene che inietterà CO₂ in giacimenti petroliferi esauriti, promettendo una riduzione delle emissioni. Tuttavia, la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) è ancora in fase sperimentale e risulta costosa, utilizzata dalle compagnie petrolifere per giustificare un aumento delle trivellazioni e dell’inquinamento. Ricerche hanno dimostrato che il CCS può causare perdite, contaminare le falde acquifere e costringere le comunità a lasciare le loro case. Questo non è progresso ecologico, ma un esempio di greenwashing al suo peggio.
Un disastro geologico in arrivo
Il serbatoio di Prinos si trova su una faglia sismica, con CO₂ immagazzinato in un calcare poroso, una combinazione geologica che rappresenta una ricetta per il disastro. La pressione del CO₂ erode il calcare, indebolendo la roccia. Anche un piccolo terremoto, comune in Grecia, potrebbe rompere i sigilli e liberare gas tossici. La catastrofe del Lago Nyos in Camerun, che ha portato alla morte di migliaia di persone, è un monito che non possiamo ignorare.
Rischi per l’ambiente e le comunità
Le perdite di CO₂ potrebbero acidificare le falde acquifere, avvelenando l’acqua potabile e le risorse ittiche. La già inquinata area del Nord Egeo potrebbe affrontare un collasso ecologico. Energean, l’azienda promotrice del progetto, afferma che il sito è “stabile”, ma anche i progettisti della diga Stava in Italia, che è crollata causando la morte di 268 persone, avevano detto lo stesso. Le valutazioni del rischio, motivate dal profitto, trascurano gli scenari più gravi.
La lotta contro l’avidità corporativa
Questa non è un’azione per il clima, ma una roulette russa con il futuro di un’intera regione. Gli stessi politici che tagliano i fondi per la sanità e privatizzano i beni pubblici ora offrono milioni in sussidi a compagnie petrolifere come Energean. Questo progetto non ci porta verso le energie rinnovabili, ma le ritarda ulteriormente. Mentre le élite traggono profitto, il pianeta continua a bruciare.
Un appello alla resistenza
La popolazione di Thassos e Kavala sta insorgendo, chiedendo referendum locali e rifiutando di essere sacrificata sull’altare dell’avidità aziendale. È tempo di intensificare la resistenza: aspetteremo la prima perdita? Il primo terremoto? O fermeremo questa follia ora? Ci troviamo di fronte a un sistema globale di sfruttamento, dove corporazioni e governi sacrificano le persone e il pianeta per il profitto.
Un fronte comune contro l’ecologia violenta
Da Prinos al delta del Niger, dalle miniere di lignite in Grecia all’estrazione del litio nel Sud Globale, il pattern è sempre lo stesso: distruzione ambientale, sfollamento e greenwashing. Mentre denunciamo il colonialismo del CO₂ a Prinos, dobbiamo anche condannare tutte le forme di violenza ambientale, inclusa la guerra a Gaza, dove i bombardamenti e il blocco israeliano distruggono fonti d’acqua, terreni agricoli e ospedali. Questi sono atti di guerra ecologica.
Il nostro nemico comune
Le nostre lotte possono essere distinte, ma il nemico è condiviso: un sistema che tratta vite e terre come usa e getta. Non permetteremo che la Grecia diventi la discarica tossica d’Europa. Comrades, la crisi climatica non sarà risolta da trucchi aziendali. Sarà risolta da noi – nelle strade, nei luoghi di lavoro, nella lotta per la giustizia climatica. Diciamo no allo stoccaggio di CO₂ – sì al nostro pianeta!