Argomenti trattati
Il 5 giugno 2025, TotalEnergies si è presentata davanti a un tribunale per la prima volta, chiamata a rispondere della credibilità dei suoi impegni climatici. Questa azione legale, avviata da organizzazioni come Friends of the Earth France, Greenpeace France e Notre Affaire à Tous, con il supporto di ClientEarth, potrebbe segnare un punto di svolta decisivo nella lotta contro il greenwashing aziendale. È un momento storico, in cui per la prima volta un tribunale francese valuterà la veridicità delle affermazioni climatiche di una compagnia di combustibili fossili.
La questione centrale riguarda le campagne pubblicitarie di TotalEnergies, che mettono in evidenza gli investimenti nelle energie rinnovabili mentre distolgono l’attenzione dal loro core business: petrolio e gas. Nel 2021, l’azienda ha effettuato un rebranding come TotalEnergies, cercando di posizionarsi come un attore chiave nella transizione energetica, promettendo una maggiore attenzione a un mix di fonti energetiche e miranti alla neutralità carbonica entro il 2050. Ma la scienza è chiara: per raggiungere un ‘net zero’ è necessaria una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, ciò significa fermare tutte le nuove estrazioni di petrolio e gas.
Tuttavia, TotalEnergies continua a ignorare questi avvertimenti, proseguendo con nuovi progetti di combustibili fossili, incluso quelli controversi in Uganda e Mozambico. Le analisi di Greenpeace France mostrano che nel 2024 oltre il 97% della produzione energetica di TotalEnergies proveniva da combustibili fossili, e oltre tre quarti dei suoi investimenti erano destinati a questi settori. La compagnia ha intenzione di aumentare la produzione di petrolio e gas nei prossimi anni.
La realtà del greenwashing
Concentrandosi su turbine eoliche e pannelli solari nelle sue pubblicità, TotalEnergies distrae il pubblico dalle sue operazioni inquinanti. Questo è il greenwashing: una strategia di marketing usata dalle aziende per abbellire la propria immagine mentre continuano pratiche dannose. Un argomento ricorrente di TotalEnergies è che il gas fossile sia un ‘carburante di transizione’. Promuovendo il gas come un’alternativa ‘più pulita’ e ‘a basse emissioni’ rispetto ad altri combustibili fossili, l’azienda inganna i consumatori riguardo all’impatto ambientale reale del gas durante tutto il suo ciclo di vita.
È importante chiarire: il gas è un combustibile fossile, proprio come il carbone e il petrolio. Non è né pulito né a basse emissioni. Emana grandi quantità di gas serra, in particolare metano, che ha un potenziale di riscaldamento globale circa 84 volte superiore a quello del CO₂ in un periodo di 20 anni. Mentre un tempo il gas fossile poteva essere considerato un carburante di transizione, ora non è più così, specialmente ora che esistono alternative rinnovabili valide, efficienti e convenienti.
In effetti, TotalEnergies non sta utilizzando il gas come soluzione temporanea, ma sta espandendo enormemente la sua estrazione, rischiando di perpetuare la dipendenza dai combustibili fossili per decenni. Oltre agli impatti devastanti sul clima, l’estrazione del gas causa danni ambientali severi, minacciando la biodiversità e causando violazioni dei diritti umani, come la dislocazione forzata delle comunità. Report di Amnesty hanno mostrato che le operazioni di Shell nel Delta del Niger hanno distrutto foreste di mangrovie vitali e hanno portato a violazioni dei diritti delle comunità locali. Il progetto di LNG di TotalEnergies a Cabo Delgado in Mozambico ha innescato una crisi umanitaria, con le comunità che affrontano violenze e abusi dei diritti umani.
Strategicamente, questa è anche un’assurdità sociale e geopolitica, che costringe interi continenti a dipendere da una fonte energetica soggetta a una volatilità estrema dei prezzi e mette a rischio la sovranità energetica, soprattutto in relazione a regimi autoritari o instabili come quello della Russia di Vladimir Putin o degli Stati Uniti di Donald Trump.
Il futuro della giustizia climatica
Espandendo incessantemente lo sviluppo dei combustibili fossili, TotalEnergies continua a alimentare il collasso climatico e a compromettere le nostre condizioni di vita e il nostro futuro. La retorica verde, il rebranding e le campagne pubblicitarie accattivanti non cambieranno questa realtà. Né gli attuali investimenti in energie rinnovabili, poiché non sostituiscono la produzione di combustibili fossili, che continua a crescere, contro ogni logica climatica.
Di fronte a una crisi climatica in peggioramento, alimentata in gran parte dalle azioni di quest’industria distruttiva, Greenpeace France sta chiedendo ai tribunali di proteggere i consumatori da informazioni ambientali fuorvianti. La decisione che seguirà l’udienza del 5 giugno potrebbe stabilire un precedente cruciale in Francia e oltre, inviando un messaggio forte all’intero settore dei combustibili fossili.
Ora spetta ai tribunali decidere: possono le promesse climatiche continuare a essere usate come strumenti di marketing se mascherano scelte aziendali che contraddicono fondamentalmente gli obiettivi promossi? Avremo la risposta il 23 ottobre 2025.