La sostenibilità aziendale nel 2025: rischi e opportunità da affrontare

Un'analisi delle recenti proposte normative mette in discussione la sostenibilità aziendale.

Immagina un mondo in cui le aziende agiscono con responsabilità, in cui la sostenibilità non è solo una parola d’ordine ma una pratica quotidiana. Questo ideale, però, potrebbe trovarsi in una fase critica. La Commissione lavoro e affari sociali del Parlamento europeo ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo alla proposta della Commissione europea di semplificare le normative sulla sostenibilità. Gli eurodeputati, nel loro parere, hanno messo in evidenza il rischio di indebolire un sistema che, fino ad ora, ha garantito un certo livello di trasparenza e responsabilità alle aziende.

Un sistema di rendicontazione in discussione

La normativa attuale, che include direttive come la 2006/43/CE e la 2013/34/UE, ha gettato le basi per un sistema robusto di rendicontazione di sostenibilità. Le aziende sono chiamate a fornire dati chiari e trasparenti, fondamentali non solo per gli investitori, ma anche per le ONG e i cittadini. Tuttavia, l’attuale proposta di riforma sembra andare verso una direzione opposta. Se da un lato l’intento di semplificare le norme è comprensibile, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), dall’altro lato questa semplificazione potrebbe tradursi in una deregolamentazione pericolosa.

Le conseguenze della deregolamentazione

La critica principale riguarda l’esclusione di circa l’80% delle imprese dalla direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità. Questo passaggio, se attuato, potrebbe penalizzare le aziende virtuose e compromettere posti di lavoro nel settore della sostenibilità. Non solo, ma anche l’accesso a finanziamenti sostenibili sarebbe limitato, minando la capacità delle aziende di affrontare un futuro sempre più orientato verso criteri ESG – ambientali, sociali e di governance.

Il rischio del greenwashing

Fidarsi esclusivamente di principi volontari per la rendicontazione delle PMI rappresenta un altro grande rischio. Esperti e autorità di vigilanza, come la Banca Centrale Europea, avvertono che tale approccio potrebbe favorire pratiche di greenwashing, dove le aziende si proclamano sostenibili senza prove concrete. È fondamentale introdurre principi di rendicontazione specifici per settore, per garantire che le informazioni fornite siano pertinenti e verificate.

Monitoraggio della filiera: un aspetto cruciale

Un altro punto critico della proposta riguarda la limitazione delle informazioni che le grandi aziende possono richiedere a fornitori e subappaltatori. Questa limitazione rischia di compromettere la capacità delle imprese di monitorare i rischi e le opportunità lungo l’intera catena del valore. È qui che si nascondono spesso le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali, che si manifestano “a valle” della produzione.

Verso una transizione climatica incerta

La proposta solleva interrogativi anche riguardo all’obbligo di attuare piani di transizione climatica. Le aziende potrebbero non sentirsi più obbligate ad adottare strategie concrete, creando confusione e indebolendo gli sforzi verso una vera sostenibilità. Se non ci impegniamo a mantenere standard rigorosi, il rischio è di perdere una preziosa opportunità di cambiamento.

Il futuro della sostenibilità

La semplificazione delle normative è un obiettivo lodevole, soprattutto per non gravare eccessivamente sulle PMI. Tuttavia, gli eurodeputati avvertono che il rischio è quello di creare un sistema meno trasparente e meno giusto, con conseguenze negative per il rispetto dei diritti umani e la lotta contro i cambiamenti climatici. È essenziale che le aziende, i politici e i cittadini uniscano le forze per garantire che la sostenibilità rimanga al centro delle politiche aziendali e pubbliche.

Scritto da AiAdhubMedia

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