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Negli ultimi anni, la finanza sostenibile ha guadagnato crescente attenzione in Europa e in Svizzera, promuovendo la creazione di sistemi di certificazione ESG atti a garantire la veridicità delle affermazioni ambientali. Tuttavia, il panorama normativo risulta complesso e frammentato, generando confusione tra investitori e gestori. Questo articolo analizza lo stato attuale della certificazione ESG, le nuove normative e le differenze tra i due contesti.
La situazione attuale in Europa
In Europa, non esiste un’unica certificazione ufficiale per l’ESG. Si osserva, invece, un ecosistema di regolamenti, etichette e rating che cercano di definire cosa possa essere considerato sostenibile. Tre elementi fondamentali compongono questa architettura normativa: la Tassonomia UE, il Regolamento sulla trasparenza della finanza sostenibile (SFDR) e il Regolamento sui rating ESG, previsto per il 2025.
La Tassonomia UE stabilisce quali attività possono essere classificate come ambientalmente sostenibili, mentre la SFDR impone obblighi di trasparenza per i gestori di fondi. Infine, il nuovo regolamento sui rating ESG intende migliorare la credibilità delle agenzie di rating, che fino ad ora hanno operato in un contesto normativo piuttosto vago.
Etichette nazionali e standard di qualità
Iniziative nazionali, come il label ISR in Francia e il FNG-Siegel in Germania, contribuiscono a fornire un quadro di riferimento per i fondi sostenibili. Tuttavia, questi label sono stati criticati per la loro potenziale incoerenza e per il rischio di greenwashing, con prodotti che si presentano come sostenibili ma non rispettano i criteri richiesti.
Il percorso verso una maggiore chiarezza
Nel periodo 2025-2025, si prevede un’ulteriore revisione delle normative europee per semplificare e chiarire le categorie ESG. L’obiettivo è ridurre la confusione e i costi di conformità, rendendo più agevole per gli investitori comprendere cosa stanno acquistando. La Commissione europea sta lavorando per sostituire le attuali categorie con definizioni più chiare, come sostenibile e transizione, per riflettere meglio gli obiettivi ambientali e sociali.
Le nuove linee guida della ESMA sui nomi dei fondi ESG, che entreranno in vigore nel 2025-2025, renderanno più difficile l’uso di termini vaghi come sostenibile senza criteri minimi definiti, contribuendo a una maggiore trasparenza.
La situazione in Svizzera
Rispetto all’Europa, la Svizzera adotta un approccio diverso, più orientato ai principi e meno prescrittivo. Dal 2025, il governo svizzero ha introdotto i Swiss Climate Scores, che consentono agli investitori di valutare l’allineamento di un portafoglio agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questi punteggi, sebbene volontari, stanno diventando un punto di riferimento per i gestori e i prodotti che desiderano dimostrare il loro impegno climatico.
Regolamentazione e autoregolamentazione
Inoltre, associazioni di settore come l’Asset Management Association Switzerland hanno implementato regole vincolanti per i membri riguardo all’integrazione dei rischi ESG e alla prevenzione del greenwashing. La FINMA, autorità di vigilanza svizzera, sta lavorando per garantire che le istituzioni finanziarie integrino i rischi climatici nella loro governance e gestione del rischio.
Prospettive future
Il panorama della certificazione ESG sta evolvendo rapidamente sia in Europa che in Svizzera. In Europa, si cerca di passare da un approccio di marketing a uno basato sulla responsabilità regolata, mentre in Svizzera si punta a integrare norme volontarie in pratiche gestionali più robuste. L’obiettivo comune è garantire che la certificazione ESG non sia solo un logo, ma un indicatore reale di cambiamento e impegno verso la sostenibilità.