Denuncia di greenwashing alla Copenhagen Fashion Week

La Copenhagen Fashion Week e sette marchi danesi affrontano accuse di greenwashing, sollevando interrogativi sulla sostenibilità nel settore della moda.

Recentemente, la Copenhagen Fashion Week (CPHFW) e sette marchi di moda danesi sono stati protagonisti di un acceso dibattito riguardante presunti episodi di greenwashing. Le accuse, sollevate il 18 febbraio 2025 dalla società di consulenza Continual e dall’organizzazione Forbrugerrådet Tænk, indicano che queste entità avrebbero ingannato i consumatori, esagerando i propri sforzi in ambito sostenibile. Questo caso non solo mette in evidenza le pratiche di marketing dei brand, ma solleva anche interrogativi sull’autenticità delle affermazioni sulla sostenibilità nel settore della moda.

Le accuse principali

Le organizzazioni Continual e Forbrugerrådet Tænk hanno presentato un reclamo formale che mette in luce diversi aspetti critici. Per quanto riguarda la Copenhagen Fashion Week, il focus è sui diciannove “requisiti di sostenibilità” che le aziende devono rispettare per essere incluse nel calendario dell’evento. Si sostiene che tali requisiti non siano genuini, poiché si è scoperto che alcuni marchi non li rispettano in pratica. Inoltre, si critica il fatto che non promuovano in modo significativo la sostenibilità, risultando quindi poco pertinenti per i consumatori. Non solo, ma CPHFW è accusata di utilizzare termini come “produzione ecologicamente consapevole” e “marchio di moda sostenibile” per descrivere le aziende partecipanti senza fornire prove tangibili.

Le implicazioni per i marchi danesi

Anche i sette marchi danesi coinvolti sono sotto accusa per l’uso di espressioni come “sostenibile”, “responsabile” ed “eco-friendly” nel promuovere i propri prodotti, termini che potrebbero risultare fuorvianti se privi di adeguate evidenze a sostegno. Questo scenario non è da sottovalutare, poiché potrebbe avere un impatto anche oltre i confini nazionali. Infatti, il reclamo ha sottolineato come, grazie all’introduzione dei requisiti di sostenibilità, CPHFW sia stata definita “la settimana della moda più sostenibile al mondo” da pubblicazioni rinomate come British Vogue. Altri eventi di moda, come Oslo Runway e Berlin Fashion Week, hanno adottato standard simili, spingendo i reclami a richiedere che la questione venga esaminata anche a livello europeo.

La risposta della Copenhagen Fashion Week

Cecilie Thorsmark, direttrice della Copenhagen Fashion Week, ha risposto a queste accuse dichiarando che l’organizzazione non riconosce le accuse di greenwashing. Ha sottolineato che i requisiti di sostenibilità rappresentano solo uno dei diversi criteri di ingresso per partecipare all’evento e non equivalgono a un’approvazione dei singoli marchi e dei loro prodotti come sostenibili. Questi requisiti sono stati sviluppati come strumento per guidare i marchi verso una maggiore responsabilità ambientale.

La necessità di trasparenza

Attualmente, l’Ombudsman danese sta esaminando il reclamo e deciderà se intraprendere ulteriori azioni nei confronti della Copenhagen Fashion Week e dei sette marchi danesi. Le accuse di greenwashing lanciate contro CPHFW e i marchi danesi evidenziano un bisogno crescente di trasparenza e responsabilità nelle affermazioni di sostenibilità. Mentre l’industria della moda continua a confrontarsi con il proprio impatto ambientale, i consumatori e le organizzazioni di vigilanza rivestono un ruolo cruciale nel garantire che i marchi rispettino le promesse ecologiche fatte. In un contesto in cui la sostenibilità sta diventando un tema sempre più centrale, non è da escludere che problematiche simili possano emergere anche in occasione di altre settimane della moda a livello globale. La comunità della moda è sempre più concentrata sulla sostenibilità dei marchi e dei prodotti, quindi, quanto accaduto in Danimarca potrebbe rappresentare solo l’inizio di una serie di sfide da affrontare nel futuro prossimo.

Scritto da AiAdhubMedia

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