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Negli ultimi mesi, alcuni dei più grandi nomi nel settore dei consumi come Walmart, Mondelēz, Mars, Nestlé e L’Oréal USA hanno deciso di abbandonare il Patto USA sulla plastica (USPP). Questo accordo, lanciato nel 2020 e sostenuto dalla Ellen MacArthur Foundation, aveva lo scopo di promuovere pratiche di imballaggio sostenibili. Le ragioni dietro questa decisione sono complesse e riflettono le sfide crescenti che le aziende affrontano nel tentativo di allinearsi a obiettivi sempre più ambiziosi e a scadenze ravvicinate.
Il contesto del Patto USA sulla plastica
Il Patto, che si propone di trasformare il settore della plastica attraverso quattro obiettivi chiave da raggiungere entro il 2025, ha visto i suoi membri impegnarsi a migliorare la riciclabilità, il riutilizzo e l’uso di materiali post-consumo nei loro imballaggi. Tuttavia, i risultati ottenuti fino ad oggi sono sotto le aspettative: solo il 50% degli imballaggi delle aziende partecipanti ha raggiunto i requisiti di riutilizzabilità, riciclabilità o compostabilità, con una media di contenuto riciclato o biobased che si attesta all’11%. Questo quadro ha portato a un aggiornamento delle linee guida, con un nuovo piano d’azione previsto per il 2030.
I nuovi sviluppi e le sfide aziendali
La decisione di ritirarsi dal Patto coincide con una riconsiderazione delle strategie aziendali. Marchi come Mars hanno riconosciuto che non riusciranno a rispettare gli obiettivi stabiliti per il 2025, citando vari ostacoli, tra cui ritardi nel design degli imballaggi e carenze infrastrutturali. Anche Walmart ha dovuto ammettere che non raggiungerà i propri obiettivi, nonostante i progressi significativi in alcune aree. Questo lascia aperto il dibattito sulla reale efficacia del Patto e sulla capacità delle aziende di adattarsi a un contesto normativo e reputazionale sempre più complesso.
Le reazioni al ritiro
Il ritiro di queste aziende ha suscitato diverse reazioni nel mondo della sostenibilità. Esperti del settore e rappresentanti di organizzazioni non profit hanno espresso preoccupazione, notando che l’assenza di grandi attori potrebbe indebolire gli sforzi complessivi per affrontare la crisi della plastica. Heidi Sanborn, direttore esecutivo del National Stewardship Action Council, ha sottolineato che la partecipazione al Patto non ha portato i benefici attesi, suggerendo che i costi e il ritorno sugli investimenti non giustificano l’impegno richiesto.
Nuove iniziative e alleanze strategiche
Nonostante il ritiro dal Patto, molte di queste aziende continuano a partecipare attivamente ad altre iniziative. Walmart, per esempio, ha co-fondato il Forum sulla leadership EPR e gioca un ruolo cruciale nell’Alleanza per l’azione circolare, che si occupa di implementare la Responsabilità Estesa del Produttore in vari stati americani. Queste alleanze mostrano che, anche se ci sono stati dei passi indietro, ci sono ancora sforzi significativi in corso per affrontare la questione della plastica.
Un futuro incerto ma necessario
Con il 2030 che si avvicina, il futuro della plastica e degli imballaggi sostenibili è più incerto che mai. Le sfide rimangono, e la capacità delle aziende di mantenere lo slancio e adattare le loro strategie a un panorama in evoluzione sarà cruciale. La Ellen MacArthur Foundation ha segnalato risultati significativi da iniziative simili, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo e di soluzioni innovative per affrontare la crisi della plastica. La domanda ora è se le aziende possono realmente adattarsi alle nuove norme e mantenere il loro impegno verso la sostenibilità in un contesto così difficile.