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Il POLIMI Graduate School of Management ha recentemente presentato i risultati di un’importante indagine che ha esplorato le pratiche responsabili tra le start-up europee. Questa iniziativa, nota come European Responsible Start-up Practice Barometer, è frutto di una collaborazione con INNOVA Europe, una rete di dieci università che promuove l’imprenditorialità sostenibile.
Le start-up rappresentano un motore di innovazione e cambiamento, soprattutto in un contesto in cui la sostenibilità sta diventando una priorità globale. L’indagine ha coinvolto 433 start-up, analizzando non solo le loro intenzioni, ma anche gli ostacoli e le opportunità legate all’adozione di pratiche responsabili.
Risultati principali del barometro
Il barometro ha messo in evidenza che, sebbene il 93% delle start-up affermi di voler integrare pratiche responsabili, solo l’81% ha effettivamente intrapreso azioni in uno dei quattro ambiti fondamentali: ambiente, sociale, governance e civico. Quest’ultimo aspetto si riferisce a iniziative che vanno oltre il mero profitto, come investimenti nelle comunità locali e supporto a progetti educativi.
Le sfide da affrontare
Tra le principali difficoltà evidenziate, il 69% delle start-up ha segnalato la mancanza di risorse finanziarie come un ostacolo significativo, mentre il 58% ha indicato la scarsità di tempo. Questi limiti variano notevolmente da paese a paese, rendendo la situazione ancora più complessa.
Nonostante il riconoscimento del valore delle pratiche responsabili, la maggior parte delle start-up non le considera ancora una priorità strategica. Solo il 42% degli intervistati ha dichiarato di vedere un reale valore aggiunto, mentre il 40% ha identificato alcuni benefici, e un 18% non ha riscontrato alcun vantaggio.
Misurazione e monitoraggio dell’impatto
Un altro aspetto critico emerso dall’indagine è il monitoraggio delle azioni intraprese. Sebbene l’81% delle start-up abbia avviato iniziative responsabili, solo il 28% utilizza indicatori di performance per valutare l’impatto delle proprie attività. Senza un sistema di misurazione efficace, risulta difficile per le aziende comunicare in modo trasparente i propri progressi e adattare le strategie nel tempo.
Pressione degli stakeholder
Un dato interessante riguarda l’influenza degli stakeholder. Quando le start-up sono soggette a pressione da clienti, investitori o incubatori, la percentuale di quelle che monitorano le proprie pratiche ESG raddoppia, passando dal 17% al 40%. Tuttavia, la pressione non è uniforme: circa la metà delle start-up non ha mai ricevuto richieste sulle proprie pratiche responsabili, indicando una necessità di evoluzione nel dialogo tra aziende e stakeholder.
In questo contesto, il ruolo di incubatori e investitori diventa cruciale. Se questi attori integrassero sistematicamente il monitoraggio delle pratiche responsabili nei propri criteri di selezione e valutazione, si potrebbe innescare un effetto moltiplicatore che migliorerebbe la trasparenza e la coesione all’interno dell’ecosistema imprenditoriale.
Il futuro delle pratiche sostenibili
Questo studio ha rivelato sia il potenziale che le lacune attuali nel modo in cui le start-up europee affrontano la responsabilità. Molte di esse mostrano un autentico impegno, ma la traduzione delle intenzioni in impatti misurabili rappresenta una sfida significativa. Come ha sottolineato Tommaso Agasisti, co-fondatore di INNOVA e Associate Dean for Institution and Public Administration di POLIMI Graduate School of Management, è fondamentale che le business school forniscano gli strumenti necessari per trasformare la responsabilità in un motore di innovazione e competitività.
Il progetto INNOVA Europe si propone di accelerare questa trasformazione, mobilitando l’intero ecosistema accademico per sostenere le start-up nel loro percorso verso pratiche più responsabili e sostenibili.

