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Viviamo in un’epoca in cui la disinformazione sembra essere diventata la norma, un mostro a più teste che si nutre di paure e incertezze, specialmente in un contesto globale sempre più complesso. Recentemente, ho assistito a un evento che ha messo in discussione questo stato di cose: si è parlato di come la comunicazione possa diventare uno strumento potente per contrastare la disinformazione e promuovere la sostenibilità. L’evento ASviS, intitolato “Si fa presto a (non) dire sostenibilità”, si è svolto al Salone del Libro di Torino e ha aperto un dibattito fondamentale per il nostro futuro.
Le sfide della comunicazione sostenibile
Ci troviamo di fronte a un vero e proprio paradosso: da un lato, c’è un crescente interesse per la sostenibilità; dall’altro, la confusione generata dalla disinformazione e dalle fake news. Giulio Lo Iacono, segretario generale dell’ASviS, ha sottolineato che, contrariamente a quanto si crede, la sostenibilità non è un tema che ha perso rilevanza, ma anzi, esiste un’autentica “fame di informazioni” attorno ad esso. Questa affermazione mi ha fatto riflettere sul fatto che le persone, più che mai, desiderano comprendere e impegnarsi su questioni ecologiche. Ma come possiamo noi, come comunicatori, rendere questo concetto accessibile e coinvolgente?
Durante l’evento è emerso chiaramente che la narrazione della sostenibilità deve essere ristrutturata. Non possiamo più relegare questo tema a un angolo della comunicazione; deve occupare un posto centrale nei dibattiti pubblici. La comunicazione deve essere audace, provocatoria e, soprattutto, comprensibile. Pensate al potere delle immagini e delle storie: cosa può essere più coinvolgente di un aneddoto che racconta l’impatto reale delle nostre scelte quotidiane?
Il ruolo dei comunicatori
Alessandra Bianco, direttrice della comunicazione corporate del Gruppo Lavazza, ha parlato della responsabilità dei comunicatori nel rappresentare la sostenibilità. Ha proposto l’idea di un “Goal 0” accanto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, per mettere in risalto l’importanza della narrazione. Personalmente, trovo questa prospettiva molto affascinante: ognuno di noi ha il potere di raccontare la propria storia e contribuire così a un cambiamento significante. Ma come possiamo farlo in modo efficiente?
La risposta sembra risiedere nella capacità di unire i puntini. Andrea Farinet, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, ha sottolineato l’importanza di parlare lo stesso linguaggio. Questo è cruciale: se non siamo in grado di comunicare in modo chiaro e diretto, come possiamo aspettarci che gli altri comprendano le complessità della sostenibilità? È un tema che ho già affrontato in passato: comunicare la sostenibilità non significa solo informare, ma anche coinvolgere emotivamente le persone.
Il futuro della comunicazione scientifica
Un altro intervento interessante è stato quello di Andrea Alemanno, responsabile delle Service Line Public Affairs e Corporate Reputation di Ipsos, che ha presentato dati allarmanti sulla fiducia nella scienza in Italia. Solo il 61% della popolazione crede negli scienziati. Ecco un altro campanello d’allarme: se non possiamo fidarci delle informazioni scientifiche, come possiamo affrontare le sfide legate alla sostenibilità? È un circolo vizioso che deve essere spezzato.
Marco Girardo, direttore responsabile di Avvenire, ha evidenziato la necessità di una relazione diretta tra chi comunica e chi riceve l’informazione. “C’è bisogno di una bussola”, ha detto. E chi non si è mai sentito completamente spaesato nel mare di informazioni disponibili oggi? È una sensazione comune, eppure può essere affrontata con una comunicazione chiara e diretta. La chiave è il racconto lungo, che stimoli il lettore a non essere passivo, ma a interagire e a porsi delle domande.
Riflessioni sul legame con i territori
Un aspetto fondamentale emerso è il legame tra comunicazione e territori. Francesco Castellone di Iren ha parlato dell’importanza di creare alleanze con i cittadini. “Cittadini e consumatori sentono parlare di sostenibilità tutti i giorni”, ha affermato. Questa è una verità che non possiamo ignorare: la sostenibilità deve diventare parte della nostra quotidianità. La comunicazione deve essere un ponte, non un muro; deve invitare i cittadini a partecipare attivamente alla costruzione di un futuro migliore.
Martina Fondi di Treedom ha messo in evidenza che la sostenibilità non è solo un concetto astratto, ma qualcosa che ci riguarda direttamente. “Non è qualcosa di separato da noi”, ha detto, e ha ragione! È tempo di smettere di considerare la sostenibilità come un tema lontano e inaccessibile. Dobbiamo renderlo concreto e personale, per far capire a tutti che ogni azione conta.
Il cambiamento in atto
Infine, un pensiero sul futuro. Roberto Natale, consigliere di amministrazione della Rai, ha sottolineato che solo il 36% degli italiani ha consapevolezza sullo sviluppo sostenibile. Questo significa che c’è ancora tanto lavoro da fare. “Ma il 64% è fuori di qui”, ha affermato, e dobbiamo tenerlo a mente ogni giorno. E se ci pensiamo, è una grande opportunità: possiamo raggiungere e coinvolgere chi ancora non ha accesso a queste informazioni.
Concludendo, la comunicazione sulla sostenibilità è una sfida, ma anche un’opportunità per costruire un futuro migliore. È un viaggio che richiede impegno, creatività e la volontà di andare oltre le convenzioni. In fondo, come diceva un vecchio proverbio, “dove c’è volontà, c’è una via”.