Stato attuale dell’Agenda 2030 in Italia: analisi dei risultati deludenti e prospettive future

Analisi approfondita sull'attuale stato dell'Agenda 2030 in Italia e le principali sfide da affrontare per garantire uno sviluppo sostenibile e resiliente.

Il vertice dell’ONU che si svolgerà a New York il 18 e 19 settembre rappresenta un’importante occasione per valutare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030. Tuttavia, l’Italia si trova in una situazione preoccupante, con risultati che lasciano a desiderare. Il Rapporto globale sullo sviluppo sostenibile 2025 sottolinea che, se non si interviene rapidamente, il traguardo fissato per il 2030 potrebbe rimanere un sogno irraggiungibile.

Il contesto attuale dell’Agenda 2030

Il rapporto della ONU mette in evidenza una realtà allarmante: a metà del percorso previsto, molti degli obiettivi non sono stati raggiunti e, in alcuni casi, la situazione è addirittura peggiorata rispetto al 2015. Il segretario generale, António Guterres, ha dichiarato: “Se non agiamo ora, l’Agenda 2030 diventerà un epitaffio per il mondo che avremmo potuto essere”. Questo avvertimento deve essere preso seriamente, considerando che circa il 50% degli obiettivi monitorati non è in linea con le aspettative.

Impatto della crisi economica e sociale

Secondo le proiezioni attuali, circa 600 milioni di persone continueranno a vivere in condizioni di estrema povertà, mentre la lotta contro la fame sta subendo un arresto, riportando i livelli ai dati del 2005. Il tema della parità di genere appare, inoltre, sempre più distante, con leggi discriminatorie ancora presenti in molte nazioni. Le conseguenze della crisi educativa si fanno sentire: si stima che 100 milioni di bambini non avranno accesso alla scuola, e 300 milioni di quelli che ci vanno non saranno in grado di leggere e scrivere.

La situazione in Italia

Analizzando i progressi italiani, emergono dati che evidenziano un quadro poco incoraggiante. Più del 32% delle misure monitorate ha registrato un netto peggioramento nell’ultimo anno. Sebbene ci siano stati miglioramenti in ambiti come il Goal 5, relativo alla parità di genere, dove si è vista una maggiore presenza femminile in posizioni dirigenziali, la situazione in altri settori è preoccupante.

Andamenti critici nei settori chiave

Particolarmente allarmante è la situazione relativa al Goal 7, che prevede la transizione energetica. Nonostante l’intenzione di promuovere l’energia pulita, la ripresa dei consumi post-pandemia ha portato a un incremento dell’uso di fonti non rinnovabili. Inoltre, il Goal 16, che si occupa delle istituzioni, mostra un deterioramento significativo, dovuto all’affollamento delle carceri e alla diminuzione della soddisfazione per i servizi pubblici.

Necessità di un’inversione di rotta

È evidente che l’Italia deve intraprendere un percorso di recupero e rinnovamento. La mancanza di una strategia nazionale di sviluppo sostenibile e di leggi sul clima rimane una grande lacuna. Inoltre, il Piano Nazionale Energia e Clima, purtroppo, non offre soluzioni adeguate per la decarbonizzazione, prevedendo solo un modesto taglio del 30% del consumo di gas entro il 2030.

In un contesto di crescente negazionismo climatico, i sussidi dannosi per l’ambiente continuano a essere una realtà, mentre iniziative significative, come l’insegnamento della sostenibilità nelle scuole, sono state abbandonate. Si prospetta quindi un futuro incerto se non verranno adottate misure concrete e condivise.

Il vertice dell’ONU rappresenta una tappa fondamentale per confrontarsi con le sfide attuali e future. L’Italia deve prepararsi a presentare una strategia chiara e realistica, che coinvolga tutti gli attori della società, da istituzioni pubbliche a organizzazioni non governative, per non perdere l’opportunità di contribuire in modo significativo agli obiettivi globali.

Scritto da Elena Marchetti

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