Come il decreto italiano combatte il greenwashing: strategie e impatti

Il decreto italiano segna un'importante svolta nella lotta contro il greenwashing, fornendo una protezione superiore ai consumatori e promuovendo la trasparenza nel mercato.

Il recente decreto legislativo trasmesso alla X Commissione della Camera dei Deputati rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro il greenwashing in Italia. Questo provvedimento, che recepisce la direttiva UE 2025/825, introduce modifiche significative al Codice del Consumo, con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e responsabilità nelle dichiarazioni ambientali delle aziende.

Modifiche significative al Codice del Consumo

Il decreto prevede una revisione approfondita di vari articoli del Codice del Consumo, con particolare attenzione alla trasparenza delle informazioni ambientali. L’articolo 1 introduce modifiche essenziali per rafforzare la protezione dei consumatori contro pratiche commerciali ingannevoli. In particolare, si introducono nuove definizioni, come asserzione ambientale e marchio di sostenibilità, per chiarire e standardizzare le comunicazioni aziendali.

Definizioni aggiornate

Il riordino delle definizioni nel Codice rappresenta un punto chiave del decreto. L’articolo 18 verrà aggiornato per includere concetti fondamentali come durabilità, riparabilità e riciclabilità. Questi termini non solo uniformano il linguaggio utilizzato nel settore, ma pongono anche l’accento sull’importanza di criteri di sostenibilità misurabili.

Regole più severe per il greenwashing

Un altro aspetto rilevante del decreto è l’inasprimento delle norme riguardanti le pratiche commerciali ingannevoli. L’articolo 21 stabilisce che le dichiarazioni ambientali devono essere supportate da dati concreti e verificabili. Le aziende non possono più fare affermazioni vaghe o fuorvianti riguardo alle proprie pratiche sostenibili; ogni asserzione deve essere accompagnata da piani dettagliati e obiettivi misurabili.

Obblighi di trasparenza

Il nuovo comma dell’articolo 22 stabilisce che i servizi di comparazione tra prodotti devono fornire informazioni chiare e dettagliate sui criteri utilizzati. Questo è fondamentale per garantire che i consumatori possano effettuare scelte informate e consapevoli, evitando di cadere in trappole pubblicitarie.

Pratiche sempre scorrette e responsabilità delle aziende

Il decreto amplia notevolmente la lista delle pratiche considerate sempre ingannevoli, come l’uso di marchi di sostenibilità non certificati o affermazioni di neutralità climatica basate solo su compensazioni. Questa black list rappresenta un importante strumento per combattere il greenwashing e garantire che solo le aziende che operano con sincerità possano utilizzare tali dichiarazioni.

L’articolo 45 introduce nuove definizioni sui diritti dei consumatori, ampliando le informazioni necessarie da fornire da parte delle aziende. Le modifiche agli articoli 48 e 49 rendono più rigorosi gli obblighi informativi, assicurando che i consumatori siano adeguatamente informati su garanzie, servizi post-vendita e manutenzione dei prodotti.

Impatti futuri e opportunità per le aziende

Queste nuove regole non solo mirano a proteggere i consumatori, ma creano anche un contesto favorevole per le aziende realmente sostenibili. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha evidenziato come il decreto rappresenti un’opportunità per valorizzare pratiche aziendali trasparenti e responsabili. Con un quadro normativo più chiaro, le imprese che investono in sostenibilità potranno affermarsi con maggior successo sui mercati internazionali.

Il recepimento della direttiva europea 2025/825 attraverso questo decreto legislativo rappresenta un passo avanti significativo per garantire una maggiore responsabilità ambientale e una protezione più robusta per i consumatori italiani. La strada verso un mercato più equo e sostenibile è tracciata. Le aziende sono chiamate a dimostrare la loro reale sostenibilità attraverso azioni concrete.

Scritto da Elena Rossi

Guida completa alla partecipazione nelle comunità energetiche rinnovabili in Italia